Bici Fisse


-- GranLuce -- idea illuminante!



Il pregetto GranLuce si sviluppa attorno a due concetti ricorrenti nei pezzi firmati Officine Pozzi: l'assoluto minimalismo stilistico e l'utilizzo di materiali trasparenti come il plexiglass.
L'idea di base è quella di incorporare all'interno delle linee classiche d'un talaio di bicicletta alcuni particolari solitamente omessi sulle fixed, come in questo caso la fanaleria. GranLuce integra infatti nelle parti trasparenti in plexiglass luci a led che fungono da fanali!


il telaio è classico per perimetro e dimensioni, rivisitato ispirandosi alle bici da record moderne. si nota l'assenza del tubo posteriore verticale, sostituito da rinforzi che uniscono esigenze funzionali con l'estetica. a irrigidire il "diamante" ci pensano due giunzioni tubolari adiametro differenziato inglobate al telaio.
 Saldate asimmetricamente per distribuire i carichi in maniera ottimale, uniscono il tubo orizzontale con il fodero verticale sinistro e il tubo obliquo col fodero orizzontale a destra.


A suggerire il nome della bicicletta sono però i volanti e i pomelli del cambio trasparenti che risplendevano all’interno delle Fiat 1900 Granluce prodotte a Torino negli anni Cinquanta. Il manubrio e il tubo reggisella ricavati da un robusto tubo in plexiglas, rifiniti da terminali in bronzo, fungono qui da fanali grazie a un furbo sistema a LED integrato.


 L’impianto elettrico necessario per farli funzionare, imboscato sotto alla sella, risulta praticamente invisibile. Si intravede solo qualche centimetro di cavo elettrico che collega i diodi luminosi al drag bar fatto in casa.




Per sottolineare l’artigianalità di questa bici dotata di cerchio flip-flop, la seduta San Marco è foderata da
Matteo in vera pelle scamosciata,

 materiale utilizzato anche per rivestire i pedali e per ”forgiare” il fregio; pelle nera invece per la guaina su misura che riveste il cavo del freno anteriore tipo corsa in alluminio…



il ponticello posteriore (rialzato) cela la P in rilievo fresata a mano

particolarissimo è l'effetto notturno, dove la particolare fanaleria la fa da padrona sulle estetica, cun una luce suffusa nei tubi pieni trasparenti


   -- Mameli -- 151° anniversario Unità D'Italia
 


L'italia. Non basterebbe tutto il tempo e le pagine di una vita per descrivere il Nostro Bellissimo Paese. Forse solo la storia può farlo. La storia è dominata da eventi, invenzioni, personaggi brillanti ed appassionati Italiani. Spesso oggi si tende a dimenticare o a mettere in secondo piano l'importanza Storica, Culturale, Artistica, Scientifico-tecnologica, Stilistica, Gastronomica ecc che la nostra Nazione offre. Proprio per questo noi delle Officine Pozzi abbiamo voluto rendere omaggio all'Italia costruendo una bicicletta particolare e costituita da pezzi "Fatti in Italia", presentata proprio oggi, cioè durante la ricorrenza del 151° anniversario dell' Unità dello Stivale. La domanda sorge spontanea: "Ma perché proprio durante il 151° e non il 150° anniversario?" bhè la risposta è altrettanto semplice: "perché è un evento che va ricordato sempre, con la stessa importanza, non solo durante le ricorrenze a cifra tonda".




La bicicletta veste una livrea Tricolore completamente bianca e verde con solo un piccolo accenno di rosso (individuabile nel tricolore anteriore e nelle scritte). Il telaio è degli anni 20-30 restaurato e rigenerato dalle Officine, al quale abbiamo montato una Forcella Destrorsa (®Off.Pozzi) cioè infulcrata sulla destra mantenendo il manubrio TipoSport (modificato nelle inclinazioni) sospeso al di sopra della canna superiore.

Le manopole sono costituite da fili di lana "Cervinia" bianchi e verdi alternati per le quali ci sono volute 3 ore di lavoro. Richiama queste il ponte rivestito al posteriore. I bilanceri manubrio sono invece torniti manualmente dal pieno d'alluminio.


Il bullone forcella è ruggine, nel quale vi è incastonato un orologio analogico bianco.La sella è una vecchia "Italia" rivestita dalle Officine in Feltro Italiano.

Le ruote sono artigianali, a raggi dritti, con cerchi (verdi) e mozzi in alluminio. Gli Pneumatici sono invece i radiali Pirelli STELLA originali degli anni 60'. Introvabili!

La guarnitura è di un ciclomotore Bianchi anni 50' in tinta con i cerchi accoppiata a dei pedali artigianali il tutto condito da un po' di dadi cechi. Ora che dire...Auguroni Italia!



 

  ---Bellavita--- La Bicicletta che ti Vizia.








La Bicicletta ha la capacità di suscitare sensazioni indescrivibili. E' un a compagna incredibile, che ci permette di captare il mondo e tutte quelle misture di sensazioni che ci circondano. Amica, amante e confidente ci culla nel suo silenzio e nelle piccole fatiche permettendoci di goderci questa vita affannosa. Proprio partendo da questo nasce l'idea di un ciclo che ci coccoli di piccoli vizi e sfizi che raramente possiamo permetterci, aggiungendo quei momenti di sapore e pacato relax. BELLAVITA è la bicicletta che ti vizia; che dalla sua candida livrea bianca, crema e azzurra fa trasparire un voglia tutta italiana di un "cheto far niente", di un rilassamento che si mischia a sapori, odori e sensazioni primordiali, lucide e quasi peccaminose. In questa bicicletta infatti si mischiano vari stili e particolari.
Lo stile è dolcemente retrò, mischiando colori e forme armoniose, scomparse e affascinanti, grazie anche all'utilizzo di componenti




d'epoca (come il manubrio "tipo crono" anni 50' , la pipa da corsa anni 70' e un campanello dalla frivola aria anni 60'). BELLAVITA miscela in sè moda e mondanità grazie alla sella (e al manubrio) in jeans levis 501 by Officine Pozzi (correlato di tasca per i propRi effetti cartacei), e ad alcune particolarità come la piccola bottiglia di spumante celata nell'apposito portabottiglia artigianale (con attacchi in jeans) sempre delle Officine e ai "bilanceri" manubrio che altro non sono che due tappi da spumante "Fratelli Gancia".Tecnicamente il telaio è stato rigenerato dalle Officine eliminando ogni fronzolo inutile per dare un idea di assoluta semplicità e rilassatezza facendo cosi risaltare le forme del telaio; persino il tubo sella è stato eliminato unendolo al telaio all'altezza dell'utilizzatore. Non vi è più nemmeno il ponte posteriore, come solito sulle nostre realizzazioni. I Pedali sono skf anodizzadi blu che richiamano le viti in ergal della guarnitura; Lo scatto è ovviamente fisso, garantito da una coppia di cerchi in alluminio da 28" con gomme Schwalbe crema come i tappi Gancia, il cartellino O.P.S. e il campanello. Quest'ultimo, montato in un insolita posizione si trasforma in un piccolo posacenere grazie all'apposita insenatura per sigari/sigarette. Dopo il giretto in Fissa, ci si ferma, ci si siede....con un buon bicchiere e un sigaro....che Bella-vita!




                                            

Stile, moda, eleganza, semplicità...
Sono solo alcune delle parole che descrivono la capacità Italiana di vivere e di lavorare.
E' proprio a questa nostra generale propensione al Buongusto che si ispira TASCHINO, la bicicletta di sartoria. Prende spunto proprio da una giacca, una di quelle gessate create dai maestri della stoffa.



In una livrea di grigio 30% (tanto chiaro da sembrare bianco) e marrone scuro prende corpo una bici semplice, minimalista a tal punto da non avere nessun orpello estetico. Taschino è completamente realizzata a mano: dalla ricostruzione del telaio, al manubrio tipo"36" in ciliegio scuro, alla canna gessata del retro, al bullone stringi canotto, fino a tutta la livrea dipinta a mano e ai vari tappi cromati; sono artigianali persino quelle piccole cinghie in pelle grigio chiaro dei pedali, modellate e regolate usando un mocassino italiano di taglia 43. Tutto è creato ai fini di avere uno stile personale e sobrio, senza tempo, fra antico e moderno.










 
 




L'orizzonte è una semplice linea di demercazione; una linea che divide la terra dal cielo, dall'aere trasparente. Nasce con questo nome il primo Metaciclo, il primo ciclo dal telaio trasparente. Il primo a scavalcare il terreno per unirsi cromaticamente ad esso. Per le Officine Pozzi il minimo comun denominatore di ogni opera è l'essenzialità assoluta. Partendo da ciò si sono sviluppate idee come il Ciclo-Impressionismo e il Post-Passatismo che hanno visto una continua semplificazione formale, dapprima negando la funzionalità delle parti per trasformarle in pure linee fino poi a negare al telaio il suo colore in favor del metallo a vista; è a questo punto che scavalcando il concetto stesso di telaistica si opta per una negazione stessa della consistenza stilistica del telaio, facendolo addirittura sparire, rendendolo trasparente. Nasce il Metaciclismo. Una reinterpretazione nuovissima insomma della bicicletta, che nonostante la storia secolare può ancora reinventarsi. Rimane ugualmente il sapore del passato miscelando insieme hi-tech e vintage in ogni particolare funzionale del mezzo, trasformandolo sempre in un incontro concettuale e cromatico fra categorie diverse, in un orizzonte.




A livello tecnico il telaio è costituito da tubolari pieni di plexiglass trasparente, rinforzati da sottili bacchette di acciaio di sezione quadra che si uniscono tramite saldature alle parti del telaio ospitante il canotto di sterzo (dentro al quale ha sede l'impianto elettrico del piccolo faro a led anteriore), il movimento centrale e i forcellini posteriori, così come l'attacco sella. I tubi piani trasparenti sono resi solidi e resistenti all'attacco sella grazie a una speciale colla bicomponente ad alta tenuta e "compressi" nelle loro sedi da speciali dischi in acciaio lavorati al tornio e poi saldati all'interno. La verniciatura delle parti in metallo è stata fatta totalmente a mano con effetto ruvido.
Ogni parte della bici è stata costruita a mano, dal particolare manubrio in ciliegio (rifinito da due piccoli bilancieri in alluminio ricavati dal pieno tramite tornitura), alla telaistica alle parti meccaniche riviste (guarnitura) fino all'impianto di illuminazione. Priva di freni, ritenuti antiestetici, la bicicletta è a scatto fisso e cela posteriormente oltre al classico stemma in cera lacca (marrone) delle pedalate d'autore una sella brooks d'annata mantenuta volutamente consunta.





Pubblicato da teo990 a 08:57



















                                               



Tradizione e assurdo. Queste le parole che possono maggiormente descrivere "Lafissa". Tradizione, in quanto riprende le linee delle moto da competizione dei primi '900. Le moto delle gare pionieristiche e incredibili, d'altri tempi; tempi di difficoltà e genialità, di empiricità e sforzi immani. Lafissa è un tentativo di rivalutazione stilistica e celebrativa senza però renderla una "replica" fedele dell'epoca; tutt'altro. E' qui che entra in gioco "L'assurdo". Stravolgendo ogni moda e diventandone quasi un affronto, l'irriverente dallo scatto fisso vuole sposarsi con il nuovo, con il moderno, creando un concetto di reinterpretazione più estrema che tocca gli antipodi del 20° secolo (1910-2010). E' quindi un riassunto, uno screzio di colore in un mondo in bianco e nero; è il "Postpassatismo", una sorta di Futurismo ribaltato che, mantenendone le caratteristiche di fondo, in realtà lo nega.


Dal punto di vista tecnico Lafissa:
ha un telaio tipo sport completamente smerigliato (lasciandone a vista il nudo metallo sfrisato) con un serbatoio sottocanna (in realtà un porta oggetti) anch'esso smerigliato e legato al telaio tramite una corda color crema (materiale povero), la stessa delle manopole poste sul bassissimo e spigolosissimo manubrio dal colore verde acido. Priva di freni, lascia inalterata la linea della forcella nera simil-pantografo ricoperta di schizzi viola ripresi dall'astrattismo kandinskyano. Sempre nel segno della semplicità monta una sella verde acido priva di rivestimenti che fornisce comunque una certa comodità. Posteriormente spicca invece il piccolo stemma in cera lacca viola emblema delle "pedalate d'autore".

Pubblicato da teo990

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